Musei Vaticani: i dipinti più famosi da non perdere

Musei Vaticani: i dipinti più famosi da non perdere Musei Vaticani: i dipinti più famosi da non perdere

Informazioni turistiche

11 Nov 2022

Una visita ai Musei Vaticani è un’esperienza molto impegnativa e spesso i turisti si chiedono quali sono i dipinti più famosi da vedere all’interno del museo.

Sono tante le opere degne di attenzione durante un tour alla scoperta dei Musei Vaticani, ne abbiamo selezionate alcune per voi, per un viaggio nella storia tra antichità e contemporaneità.

Breve introduzione ai Musei Vaticani

I Musei Vaticani sono il museo nazionale della Città del Vaticano che ospita le più importanti e grandi collezioni al mondo accumulate nel corso dei secoli dai papi.

I Musei Vaticani furono fondati da Papa Giulio II nel 1506 per volere di Papa Clemente XIV e aperti al pubblico nel XVIII secolo. Questo Papa era un grande amante delle arti e fu proprio lui a chiedere a Michelangelo di dipingere la volta della Cappella Sistina, e a Raffaello di affrescare le famose stanze vaticane. Ma a Giulio II si deve anche la costruzione della nuova Basilica di San Pietro e la bellissima statua del Mosè di Michelangelo.

Oggi, i Musei Vaticani, sono arrivati ad essere il secondo museo più visitato d’Europa dopo il Museo del Louvre di Parigi. E come i più grandi musei del mondo anche questi sono suddivisi in diverse sezioni, a seconda del periodo storico o delle opere custodite.

Musei Vaticani: dipinti più famosi

Ecco la lista dei più famosi dipinti dei Musei Vaticani:

Giotto di Bondone e aiuti - Trittico Stefaneschi
Non tutti sanno che all’interno dei Musei Vaticani, c’è anche una delle opere più belle di Giotto.

Il trittico è un dipinto a 3 scomparti, dai colori vivaci e con fondo dorato, e che prende il nome dal ​​cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi e per questo denominato “il Polittico Stefaneschi”.
Fu proprio lui ad ordinarne l’esecuzione per l’altare maggiore dell’antica Basilica di S. Pietro ma di cui stranamente non è firmata l’esecuzione.

Il dipinto fu realizzato tra il 1315 e il 1320 da Giotto di Bondone e i suoi aiutanti. La sua particolarità è quella di essere stato dipinto su ambedue i lati per essere visto sia dal sacerdote che dai fedeli:

  • sul lato lato posteriore, sono raffigurati Cristo in trono con Angeli e il cardinale Stefaneschi, tra la Crocifissione di S. Pietro a sinistra e il Martirio di S. Paolo a destra; nella predella sottostante la Madonna col Bambino in trono tra due angeli e i dodici apostoli;
  • sul lato anteriore rivolto verso i fedeli sono rappresentati S. Pietro in trono con il cardinale Stefaneschi, che tiene tra le mani il modellino del trittico, e papa Celestino I nella tavola centrale e in quelle laterali, S. Giacomo e S. Paolo a sinistra, S. Giovanni Evangelista e S. Andrea a destra; della predella rimane solo uno scomparto con tre Santi.

Raffaello Sanzio - La Trasfigurazione di Cristo
La Trasfigurazione di Cristo insieme alla Resurrezione di Lazzaro di Sebastiano del Piombo, sono i due dipinti commissionati dal Cardinal Giulio de' Medici futuro papa Clemente VII, per la cattedrale di S. Giusto di Narbonne.

La Trasfigurazione fu dipinta da Raffaello (l’ultimo dipinto prima della sua morte) tra il 1516 e il 1520, mentre Giulio Romano, fu incaricato di portarla a termine.
La grande pala tuttavia, non venne più portata presso la cattedrale di Narbonne, in Francia, ma nel 1523 fu posta sull’altare Maggiore presso la chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. Nella pala sono raffigurati due episodi narrati in successione nel Vangelo di Matteo: la Trasfigurazione in alto, con il Cristo in gloria tra i profeti Mosè ed Elia, e, in basso in primo piano, l'incontro degli Apostoli con il fanciullo ossesso con gli occhi sbiechi che verrà miracolosamente guarito dal Cristo al suo ritorno dal Monte Tabor.

Michelangelo Merisi da Caravaggio - La Deposizione di Cristo
La Deposizione di Cristo è considerata uno dei lavori migliori del Caravaggio, realizzata tra il 1600 e il 1604.
Fu commissionata da Girolamo Vittrice per la cappella di famiglia in S. Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) a Roma.

Nel dipinto di Caravaggio, il Cristo non è rappresentato nel momento in cui viene calato nella tomba, bensì quando, alla presenza delle pie donne, viene adagiato da Nicodemo e Giovanni sulla Pietra dell'Unzione, vale a dire la pietra tombale con cui verrà chiuso il sepolcro.
Intorno al corpo di Cristo si dispongono la Vergine, Maria Maddalena, Giovanni, Nicodemo e Maria di Cleofa, che alza le braccia e gli occhi al cielo in un gesto di altissima tensione drammatica.

Nicolas Poussin - Martirio di sant'Erasmo
La pala d'altare, inizialmente commissionata a Pietro da Cortona, passò nel 1628 al Poussin, che la compì entro l'anno successivo, seguendo i disegni preparatori già elaborati dal Cortona. L'opera narra l'evento del martirio di Sant'Erasmo, vescovo di Formia, ovvero lo svisceramento subito durante le persecuzioni di Diocleziano nel 303 d.C.

Benozzo Gozzoli - La Madonna della Cintola
Benozzo Gozzoli dipinse la Madonna della Cintola tra il 1450-52.
Nella parte superiore del dipinto, più vicina allo stile dell'Angelico, la Madonna, circondata da angeli, porge, come prova della sua salita in cielo, la cintura a S. Tommaso il quale, non avendo assistito alla morte, alla sepoltura e all'assunzione di Maria, non volle credere a quanto gli altri gli raccontavano su ciò che era successo.

Nella predella sono illustrati episodi della vita della Vergine (Nascita, Sposalizio, Annunciazione, Natività di Cristo, Circoncisione di Gesù, Morte della Vergine) in cui si esprimono le grandi qualità di decoratore del Gozzoli.

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